Qualche anno fa in un post si è parlato dei rischi che si celano dietro la dottrinale fiducia incondizionata sull’oro. Di recente si è evidenziato come e perché il Dollaro è un grande imbroglio che rischia di saltare. Da un paio di decenni hanno visto la luce le criptovalute, Bitcoin in primis. Lo stato attuale delle cose richiede un riepilogo con qualche aggiornamento.
Iniziamo richiamando quanto discuso in precedenza relativamente al Dollaro (link in calce). Il dollaro, dopo che gli Stati Uniti hanno cancellato il Gold Standard, ovvero la convertibilità diretta Dollaro-oro, e dato che stupidamente gli altri stati del mondo hanno continuato ad utilizzare il dollaro come moneta di scambio, ha permesso agli Stati Uniti di stampare fogli di carta a piacimento per acquistare beni di valore. In questo modo gli Stati Uniti e le élite che in essi trovano lo strumento di controllo su buona parte del mondo, si sono arricchiti a dismisura, hanno prodotto ed acquistato armi a volontà, consapevoli che le armi gli sarebbero servite per mantenere il loro dominio.
Se per qualche motivo il Dollaro non fosse più utilizzato per gli scambi internazionali, una valanga di Dollari finirebbe per tornare in patria, ma non potendo essere utilizzata per acquistare beni dall’estero finirebbe al macero. Il mercato interno degli States, al moneto anche molto compromesso, non potrebbe infatti assorbire una tale quantità di carta straccia sopravvalutata. In poco tempo la svalutazione del Dollaro avrebbe dimensioni bibliche, l’economia Usa, ma soprattutto lo strapotere dei potentati Usa, svanirebbe nel nulla. Ecco però che entrano in gioco le armi furbamente sviluppate ad accumulate negli anni, l’unica speranza che hanno oggi le Dollaro-élite è quella di riprendere il controllo economico del mondo partendo da una distruzione su larga scala per mezzo di guerre. Badate tra l’altro che anche Trump ha garantito che avrebbe difeso il Dollaro, la cui disfatta, a dir suo, sarebbe stata come la perdita di una guerra.
Il rischio della caduta del Dollaro è sempre più tangibile, l’entità che più di tutti mina la sua stabilità e il Brics. Un certo numero di stati, consapevoli forse di quanto stiamo scrivendo e stanchi della supremazia e del ricatto latente (e non) degli Usa, hanno deciso di creare un sistema di scambio e monetario alternativo. In realtà in questi giorni, ancor prima che il sistema economico alternativo sia consolidato e definito, la Russia ha iniziato a scambiare direttamente oro, anche e soprattutto per aggirare le sanzioni dei prepotenti d’oltreoceano, per l’acquisto di materie prime e di armi. Come abbiamo detto nell’articolo precedente una guerra per impedire che ciò accada è plausibile o forse certa, c’è di nuovo però che forse la guerra potrebbe non bastare o essere totalmente inutile, e quindi controproducente anche per gli Usa. Essendo ormai il mondo consapevole di quanto stiamo descrivendo, mai e poi mai alcuno stato di quelli edotti, tornerebbe sotto il ricatto del Dollaro.
In realtà la Cina, oltre forse a prendere consapevolezza dello stato delle cose, ha fatto molto di più dal dopoguerra ad oggi, sfruttando le debolezze occidentali è riuscita infatti a diventare la più grossa potenza economica mondiale. Ha avuto però l’astuzia di puntare ad un’economia solida, basata su prodotti, servizi e materie prime basilari, è si può permettere oggi di tenere sotto scacco il mondo intero. L’Italia si è illusa che bilanciare, e solo in parte, l’emorragia di ricchezza e sviluppo verso la Cina vendendole beni di lusso e Ferrari fosse una cosa saggia. Tranne che con i beni di lusso non si possa mangiare e produrre elettronica ed armi, quella scelta è stata stupida.
La soluzione di contro-dominio messa in atto dalla Cina è servita a bilanciare il dominio Usa che oltre che sul Dollaro è stato basato sulle tecnologie e le infrastrutture tecnologiche strategiche, tanto che ad esempio ha impedito alla Cina di avere una fetta dei sistemi operativi degli smartphone. La questione dominio Usa è stata più volte discussa in vari articoli precedenti, vale la pena però ricordare che tutti i principali sistemi operativi, i social, i motori di ricerca, e tutto ciò che ha un potere di controllo, è stato scupolosamente tenuto nelle grinfie degli Yankee, la Cina ha avuto l’abilità di acquisire potere in altri ambiti con una semplice strategia, illudendo gli ingordi e sprovveduti imprenditori occidentali che stessero facendo dei buoni affari.
Il fatto che George Soros, Bill Gates e Warren Buffett uniscono le forze per comprare terreni agricoli, la dice lunga su quale sarà l’epilogo di tutta questa situazione, cosa si prospetta per il foglio verde. Evidenziamo che questi personaggi non hanno ripiegato sull’oro…
Ed eccoci alla bolla dell’oro. La febbre dell’oro ha origini e motivazioni molto antiche. Ai tempi in cui è stato scoperto l’oro era l’unico metallo che non si ossidava, in pratica era un metallo eterno. Oltre alla proverbiale bellezza in relazione alla sua lucentezza ed al suo colore, la caratteristica che rendeva l’oro entusiasmante era la sua peculiarità fisica di non deteriorarsi nel tempo. L’unica pecca era la sua rarità, la difficoltà di trovarlo e l’esiguità della sua quantità. Queste due caratteristiche gli hanno fatto guadagnare un valore intrinseco importante, l’oro valeva molto perché aveva delle applicazioni importanti per cui non c’erano alternative e per il fatto che fosse raro. Il fatto che avesse un così alto valore intrinseco e che fosse eterno gli ha fatto guadagnare, prima il ruolo di metallo per monete, poi di bene di scambio o di rifugio.
La solita dottrina moderna, quella che per capirci ha reso gli accademici e relativi derivati in gran parte dei moderni ignoranti, ha fatto si che ancora oggi l’oro rappresenti un bene di rifugio tanto che proprio in questi giorni ha raggiunto il ragguardevole record di oltre 70 Euro al grammo. Cosa sfugge ai geni della finanza, ai non plus ultra del “so tutto io perché l’ho studiato sui libri, tu non sei nessuno perché non hai una laurea in economia”? Sfugge che da allora sono cambiate molte cose. Prima di tutto non è l’unico metallo che resiste nel tempo, ormai sono innumerevoli le leghe ed i metalli che non si ossidano e molti sono anche meccanicamente più resistenti e migliaia di volte meno costosi. Anche esteticamente non è difficile eguagliare o superare l’oro. Inoltre le tecnologie moderne hanno aumentato notevolmente la capacità estrattiva, ogni anno se ne estraggono 2 o 3 mila tonnellate ed in tutto si stima (non so come) che ne siano state estratte nel tempo oltre 180.000 tonnellate. Per quanto non sia una quantità così grande da poterci fare chissà che, in termini di volume parliamo si un cubo si soli 21-22 metri di lato, resta il fatto che non è più un metallo indispensabile. Oggi l’utilizzo dell’oro, fatte salve applicazioni minimali, come in elettronica, dove magari ne serve così poco che non vale la pena cercare o usare sostituti, e confinato al mondo del lusso e dello sfarzo.
Ma andiamo al dunque.
Oggi le banche nazionali di molti stati, seguendo le indicazioni degli espertoni della finanza di cui sopra, riempiono i cavò di un metallo che costa molto più del suo valore reale, che ha perso quindi la caratteristica di avere un valore intrinseco, cosa che lo rendeva solido in un mondo dove l’economia è molto virtualizzata e basata sugli umori di mercato. Oggi anche il valore dell’oro è in relazione agli umori di mercato e non in relazione al suo reale valore. Mentre quindi gli stati riempiono i cavò delle banche di un inutile bel metallo, il mondo è molto cambiato. Oggi il vero oro sono metalli e materiali rari e preziosi indispensabili per la produzione di oggetti essenziali ed irrinunciabili per la vita moderna e futura, basti pensare al litio per le batterie, alle terre rare ed a materiali essenziali in elettronica e per le armi. Altro esempio l’uranio per gli stati che hanno energia o armi atomiche. In pratica riempiamo i cavo di un metallo raro mentre per tante cose siamo sotto scacco della Cina ed altri pochi stati più furbi di noi.
Qualche genio dell’economia di quelli sopra descritti potrebbe pensare che basta usare l’oro per comprare ciò che serve, se serve, ma non è esattamente così. Se uno dei grossi stati del mondo, magari leggendo questo post, decidesse di sostituire l’oro con qualcosa di oggettivamente più essenziale e comunque di uguale o maggiore tenuta valutaria nel tempo, da un giorno all’altro, per effetto domino, nessuno acquisterebbe più oro, tutti cercherebbero di scambiarlo con altri materiali più utili, strategici ed essenziali e il costo dell’oro scenderebbe in un batter d’occhio ad un valore congruo al suo valore intrinseco, ovvero molto minore di quello attuale. Altro motivo per cui potrebbe non essere possibile scambiare l’oro con altri materiali più importanti è che in caso di penuria, o per questioni strategico-commerciali, o peggio in caso di guerra, qualcuno potrebbe decidere di non cedere le proprie risorse di materiali essenziali, ed a quel punto vitali, per avere in cambio un metallo inutile come l’oro.
Andiamo ora al Bitcoin. Si è accennato sopra alla questione della virtualità dell’economia, del fatto che l’economia non si basa sul valore delle cose ma sull’umore dei mercati. Le cose non valgono perché valgono ma perché il mercato tira, come Il Dollaro, per quanto detto sopra, le quotazioni borsistiche delle aziende, e tutti i meccanismi finanziari che servono ad esagitare i prezzi senza una reale controparte o un reale controvalore.
Vale la pena spendere due parole sulla virtualità del mondo moderno. La virtualità del valore, meglio descrivibile come la furberia del creare valore dal nulla basandosi sulla percezione e non sul valore oggettivo, è una caratteristica del nostro mondo malato che si rispecchia anche ad esempio nell’arte: Non serve fare una bella opera, ‘importante è convincere molti polli, possibilmente ricchi, che quell’opera vale molto. Anche la scienza lavora ormai allo stesso modo, la quantistica ne è l’emblema. Questa strana cosa chiamata quantistica è figlia di errori ed incomprensioni degli albori della scienza moderna, errori e teorie astruse che si sono susseguite e sono state sostenute da una autoreferenziale masso-mafiosa dottrinale scienza per tutelare se stessa. Oggi di quantistica non ne capisce niente nessuno, e più sono convinti di aver capito più brancolano nel buio, per il semplice e dimostrato fatto che è totalmente campata in aria. Tutto questo l’ho ampiamente dimostrato proprio in questo blog senza che nessuno mi abbia mai smentito (potete fare una ricerca per parole chiave: materia, Maxwell, Einstein, Charge Theory). Virtualizzare la scienza permette di dimostrare tutto senza dimostrare nulla, ad esempio parlano di pensiero quantistico per non dire che non sanno spiegare il pensiero (ci ho scritto un libro in cerca di editore). Per “dimostrare” che il CO2 causa l’effetto serra, non riuscendo più a sostenere tale menzogna, hanno usato la quantistica. La logica è semplice, nessuno ci capisce nulla perché è una cosa inventata che non esiste, nessuno quindi può dimostrare che è sbagliata una cosa che non esiste, non potendo dimostrare che non è vera una cosa che non esiste si finisce col dire che evidentemente esiste, le dissonanze cognitive fanno il resto. La scienza quindi non dimostra più nulla ma virtualizza le dimostrazioni convincendo di dimostrare in un sistema misto tra dissonanze cognitive e fede nella dottrina.
Tornando al Bitcoin, probabilmente, nelle intenzioni di chi lo ha ideato, tale Satoshi Nakamoto, personaggio enigmatico e non ben definito, la valuta digitale aveva finalità positive, voleva forse garantire la liberà. Effettivamente infatti il concetto di moneta digitale e sicura rappresenta una via di fuga contro un ipotetico futuro controllo della moneta, tanto più probabile quanto più la gente continuerà a giocare col bancomat. L’eventuale eliminazione del contante, peggio se unita alla incapacità di creare autonomamente il cibo, crea infatti le condizioni per una dittatura senza via d’uscià, una moneta indipendente e incontrollabile potrebbe dare delle speranze.
Fatta salva questa prerogativa positiva e degna di stima riguardo le criptovalute, resta il fatto che il Bitcoin e le criptovalute in genere rappresentano l’esasperazione della virtualità, l’antitesi del concetto di controvalore, di convertibilità. In pratica un numero su un computer assume un valore perché gli viene riconosciuto dal mercato e solo per quello. I Bitcoin in particolare può essere “minato” in quantità limitata per cui concettualmente non dovrebbe svalutare mai. Tutto questo è totalmente virtuale e fittizio, per quanto sicura sia la struttura delle blockchain che lo sorreggono, con le criptovalute non ci mangi, non ci fai elettronica, armi e neanche gioielli, lo puoi solo scambiare. Va sa se che se i geni di cui sopra si svegliano, così come non compreranno un inutile metallo con compreranno neanche un inutile numero su un computer.