Sab. Apr 26th, 2025

In un mondo giusto dovrebbe avvenire quanto segue. Tutti i cittadini cedono, in modo equilibrato ed equo, parte dei loro profitti allo stato. Lo stato con i soldi ricevuti dovrebbe fare funzionare in tutti i suoi aspetti il sistema paese, nell’interesse comune dei cittadini.

Per certi versi si può immaginare il tutto come un sistema in cui lo stato è per certi versi un’azienda di prodotti e servizi il cui ambito comprende ad esempio la realizzazione delle infrastrutture, il sistema sanitario, ecc. Tale azienda stato viene pagata dai contribuenti. In tal senso quanto creato dallo stato potrebbe considerarsi produzione, e per quanto concettualmente lo stato non dovrebbe avere utili, pagando gli stipendi contribuirebbe anche al PIL, come ogni azienda che produce prodotti o servizi.

In tal senso uno stato che funzionasse non peserebbe troppo sulle aziende, sarebbe paragonabile ad un fornitore di prodotti e servizi, e per il sistema paese sarebbe un’azienda produttiva. Uno stato che non funziona invece, per le aziende è come un fornitore sconveniente, più costoso e di minore qualità dei competitor stranieri, rendendo le aziende non competitive nello scenario internazionale; per il sistema paese è un costo importante e a perdere.

È chiaro che nel bilancio dello stato va messo il rapporto import/esport privato, ma anche questo se negativo è da attribuirsi come detto ad errori più o meno consapevoli e criminali, o dovuti ad incompetenza, dello stato nelle figure che di esso si dovrebbero occupare, politica in primis.

Il nocciolo della questione tasse è quindi questo, senza una buona politica non ci può essere uno stato efficiente ed efficace, e quando si vota in cambio di promesse personali e non per qualità e merito, si deve temere conto che la posta in gioco è alta.

Ma andiamo ad analizzare l’aspetto sociale delle tasse.

In Italia il sistema stato è il contrario dell’efficienza, oltre a diffusa incompetenza ed idiozia, i furti e le speculazioni sono la normalità a partite dal singolo dipendente pubblico, fosse anche solo per fannulloneria, fino ad arrivare ad esponenti politici che contrattano, con cospicua mazzetta, la compravendita di armi, vaccini, medicinali, lavori pubblici, etc. (miliardi di Euro).  Non parliamo poi di quelle figure politiche che estorcono denaro ai cittadini sfruttando la causata precarietà, come certi spegevoli politici che vendono corsi per insegnanti precari col ricatto dei punti in graduatoria o per sostenere concorsi.

Tutto questo marciume non può che gravare sulla parte produttiva del paese che, per forza di cose, viene schiacciata dalle tasse.

Cosa si sono inventati per farla franca, hanno diviso propagandisticamente il paese tra buoni e cattivi, gli stipendiati sono i buoni, le partite iva di varia natura sono i cattivi, additando quindi queste quali causa dei problemi per via dell’evasione fiscale.

Cerchiamo di capire meglio però questa questione.

Il lavoratore dipendente paga le tasse ancora prima di vedere i soldi, alla fine vede il “netto in busta”. Il sistema stato, criminale, fa sì che quel netto in busta sia il minimo necessario per sopravvivere, o giù di lì. Indipendentemente dalle tasse pagate, e che neanche vede, il lavoratore sta buono perché grossomodo riesce a sopravvivere, d’altronde c’è chi non ha neanche lavoro per cui bisogna anche ringraziare.

Dall’altro lato invece, dal lato degli imprenditori e dei liberi professionisti, le tasse le vedono, il costo degli operai tra l’altro include le tasse ed i contributi pagati concettualmente da questi. Sommato tutto a fine mese non è detto che gli resti l’equivalente del “netto in busta”. Sia chiaro, c’è chi si arricchisce ma il problema è chiaramente chi chiude o fallisce,  non chi si arricchisce.

Alcuni imprenditori e liberi professionisti oberati dalle tasse cercano di guadagnarsi un “netto in busta” evadendo le tasse.

Andiamo ora al concreto, se il panificio non riesce ad avere utili vendendo il pane a 4 euro (per fare un esempio), ha due possibilità, aumentare il prezzo del pane, rischiando di venderne meno e quindi chiudere ugualmente per scarsità di guadagni, oppure cercare di pagare meno tasse. Non è un caso che più si diffonde l’utilizzo delle carte di pagamento che impediscono l’evasione, più le piccole attività chiudono.

Quando le attività più deboli, non potendo evadere, chiuderanno, le più forti che ancora resistono nonostante lo scarso guadagno, non avendo più concorrenti, aumenteranno i prezzi per fare finalmente fronte al peso delle tasse.  Questo comprometterà inevitabilmente il potere d’acquisto di quel netto in busta che faceva stare buoni gli stipendiati. Se tutto costa di più è come guadagnare meno.

A questo punto i dipendenti vorranno l’aumento, per i datori di lavoro aumenteranno di conseguenza i costi, il che causerà progressivamente la chiusura o il fallimento delle attività restanti che in un circolo vizioso saranno sempre più schiacciate da tasse e costo della manodopera. Va da se che senza datori di lavoro non ci saranno neanche posti di lavoro.

Per concludere, l’unico modo per evitare la disfatta dello stato è cercare di avere uno stato efficiente e onesto, il primo passo è cercare di mettere al governo gente capace ed onesta, la lotta fra poveri non giova a nessuno.

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