(NOTA: il documento sarà rivisto e completato nei prossimi giorni – ULTIMO AGGIORNAMENTO 29/03/2025)
Quando ho visto il primo articolo riguardante la scoperta della presunta presenza di colonne sotto la piramide di Khafre ed il metodo con cui le avrebbero ritrovate ho subito pensato ad una bufala.
La spiegazione scientifica sulla tecnologia utilizzata per l’esplorazione del sottosuolo mi era sembrata in un primo momento un’utopia tecnologica, ovvero una soluzione concettualmente plausibile ma fattivamente impossibile da realizzare o comunque realizzabile ma con risultati poco utili.
Dopo la prima reazione totalmente scettica ho avuto modo di vedere il video della conferenza in cui spiegavano la scoperta oltre che la precedente pubblicazione in cui la stessa analisi era stata fatta, ma senza scoprire i pilastri sul fondo, sulla piramide di Khnum-Khufu. Ecco il video della conferenza:
https://www.youtube.com/watch?v=bM8vzUUZdVM
La spiegazione dell’utilizzo del radar SAR per rilevare le vibrazioni sonore superficiali, tecnologia che non conoscevo, mi ha creato un turbamento pazzesco, turbamento durato tre giorni, ovvero fino a quando non mi è stato chiaro tutto. Per quanto rilevare micrometriche vibrazioni con un’onda elettromagnetica di qualche centimetro di lunghezza non sia molto semplice, la soluzione adottata negli esperimenti di abbattere il rumore con ripetuti campionamenti mi ha dato la misura delle questione. Effettivamente non è impossibile rilevare delle variazioni di disturbo del rumore, lungo una linea di rilevamento, causato da una differenza nelle vibrazioni superficiali. Sostanzialmente si tratta di una sorta di microfono che guarda le vibrazioni e si accorge di piccole differenze. Come dire, rileva sostanzialmente solo un rumore, generato dal movimento degli atomi al momento dell’impatto dell’onda del radar, ma questo rumore varia in funzione delle vibrazioni superficiali. In definitiva una scansione ripetuta e ben elaborata con le soluzioni matematiche indicate nella pubblicazione, poteva effettivamente evidenziare una variazione di propagazione di un suono superficiale. Una delle applicazioni di questa tecnologia infatti è quella di rilevare crepe sui ponti individuando discontinuità nelle vibrazioni superficiali dovute al rumore ambientale stesso.
In tutto questo però qualcosa non tornava. Su tutto avrei potuto accettare dei dubbi ma non su questioni che riguardano il suono, argomento su cui ho più brevetti e su cui ho sviluppato personalmente tecnologie esclusive e rivoluzionarie come la tecnologia AASER, sistema che permette di ottenere emissione sonora unidirezionale a tutte le frequenze, soluzione usata principalmente contro il riverbero e contro l’inquinamento acustico, ad esempio per fare musica in spiaggia anche di notte.
In definitiva, mentre mi sembrava molto interessante e stupefacente, tanto che ho provato profonda ammirazione per l’inventore, la questione di guardare dentro una diga o dentro le piramidi con un sistema SAR secondo questo principio, diversa era la questione sulla visualizzazione del sottosuolo.
E’ plausibile che, non tanto il suono della città o quello generato dal SAR stesso come dicono gli autori, quanto piuttosto le risonanze proprie delle strutte rigide in genere, possano emettere per risonanza un suono che da una scansione può prefigurare un rumore che ne rappresenti la forma. Anche se in prima analisi si dovrebbe ottenere una figura confusa, una giusta gestione delle diverse e ripetute acquisizionii e la creazione poi di una tomografia sulla base di una ricostruzione spaziale multiassiale, può certamente dare i risultati detti. In definitiva non è strano vedere una turbina, magari in movimento e quindi rumorosa, dentro una diga. Non è impossibile ma certo neanche immediato vedere delle strutture o delle cavità risonanti dentro la piramide (a tal proposito faccio osservare che al contrario di quanto sostenuto in conferenza le cavità potrebbero essere anche più visibili delle strutture rigide). Diversa è la questione del sottosuolo, le mie conoscenze mi danno la quasi certezza che i fattori che entrano in gioco su tale questione sono tanti e tali che tale ipotesi è inverosimile (in appendice un approfondimento in merito 29/03/2025).
A questo punto sono partito dall’unico elemento che mi avrebbe potuto smentire, una prova su realtà note.
Nel video, a supporto dell’ipotesi specifica di visibilità del sottosuolo, vengono proposti, quali casi studio, le visualizzazioni del INFN (istituto nazionale di fisica nucleare) sotto il Gran Sasso, e la galleria sotto il San Gottardo.
Andiamo ad analizzare le immagini proposte in conferenza, iniziamo con il Gran Sasso:




Quelle sopra sono le immagini utilizzate nella conferenza per dimostrare che sia stato possibile rilevare il laboratorio sotterraneo. A parte qualche spigolosità, non c’è una vera corrispondenza. Come ci si dovrebbe aspettare è invece più probabile che stessero rilevando qualcosa che si trovava in superficie e non nel sottosuolo. Nell’immagine che segue si vedono delle conformazioni che somigliano molto di più a quanto visto dal satellite rispetto al laboratorio stesso.


Per quanto riguarda la galleria del San Gottardo l’immagine parla da sola:


Pur rispettando il lavoro dei ricercatori, perché questa sia una galleria ci vuole molta fantasia.
Andiamo ora alla piramide.

Queste sarebbero le colonne viste sotto la piramide, quello che segue sarebbe un dettaglio ottimizzato con AI:

Ora guardiamo un’immagine fotografica satellitare della piramide interessata:

Quelle costruzioni antistanti le piramidi, allineate verticalmente ed orizzontalmente, da una vista con il metodo discusso, possono essere l’origine delle colonne ipotizzate, ovvero quelle viste nelle immagini precedenti. Ma vediamo ora il confronto del dettaglio riportato poc’anzi con un particolare del suolo antistante la piramide:

Sono evidenti delle pesanti analogie come le forme, i fori, la spaziatura, ecc. A questo punto per quanto mi riguarda con il SAR hanno visto la superficie e non il sottosuolo, come è giusto che sia.
Altre questioni che meritano quantomeno attenzione riguardo la spiegazione data nella conferenza sono le seguenti.:
- Secondo la ricostruzione logica delle studio, in un’immagine della piramide dall’alto verso il basso, le colonne sottostanti, quelle sottoterra, non si vedevano se non lievemente per la presenza di una lastra di granito sul fondo della piramide. Considerando che tutta la piramide, a detta degli stessi autori, è fatta di granito, non si capisce perché questa lastra avrebbe dovuto rappresentare un ostacolo rispetto al resto.
- Si parla di zone scure in corrispondenza degli spigoli della piramide attribuendole al fatto che gli spigoli non emetterebbero suono. Tale ipotesi è opinabile per molti motivi. Intanto gli spigoli potrebbero di per se generare suoni, anche se per motivi diversi da una superficie, ad esempio per diffrazione, non si capisce però comunque perché dovrebbero creare quella colonna scura sotto, quindi lontano dalla loro posizione. Di seguito l’immagine di riferimento:

Nell’immagine sopra a sinistra, in alto ci sarebbe la piramide ed in corrispondenza degli spigoli delle colonne scure che scendono in profondità nel sottosuolo.
- Sempre in riferimento all’immagine sopra, dove nella parte alta sarebbe quindi ricostruita la forma della piramide, presenta sulla sinistra altre forme simili anche se più strette, e sulla parte bassa un riflesso con la stessa forma (quello più chiaro), Questa immagine, vista così, sembra più frutto di rumore e aberrazioni da armoniche ed interferenze che una visione del sottosulo.
- Analizziamo ora questa immagine:

Quelle che si vedono sarebbero le colonne sotto la piramide, mentre la piramide stessa sarebbe sulla parte alta, schiacciata. Dato per buono che la forma e le proporzioni, anche in riferimento a questioni di prospettiva e di distanza, siano stare ottenute volutamente da rielaborazione correttiva, non è giustificato il fatto che si vedano bene solo due di otto colonne. La giustificazione data in conferenza, ovvero la diversa distanza, non è esaustiva in quando tale differenza sarebbe trascurabile rispetto alla distanza complessiva del rilevamento. Si parla di profondità dell’ordine di 700 metri, non possono un paio di decine di metri di differenza tra colonne vicine fare sparire alcune di esse.
- Altra questione molto dubbia riguarda quanto l’oratore ha detto in modo fugace e superficiale rispetto alla presenza di uno strato di acqua (minuto 3:08:30 del video del link sopra).

Intanto non si capisce quanto sia spesso questo ipotetico strato di acqua, da cosa sia sostenuto ed in base a quali evidenze ne hanno ipotizzato la presenza. Poi, l’oratore dice che quello strato di acqua impedirebbe di vedere oltre, ma di fatto poi fa vedere cosa ci sia, secondo la loro interpretazione, sotto. La questione però critica in questa analisi è che la presenza di uno strato di acqua, o anche l’ipotesi della totale immersione da quel punto in poi delle strutture nell’acqua, rende inconsistente tutta la ricostruzione logica basata sulle immagini. Infatti, se l’acqua fosse solo uno strato si dovrebbe comunque vedere una struttura, o una discontinuità del sottosuolo, tale da contenerla. Se invece da quel punto in poi ci fosse acqua tutto il rilevamento dovrebbe avere delle distorsioni e delle discontinuità tali da rendere impossibili le immagini ottenute in precedenza. Ipotizzare che sulla base delle aberrazioni rilevate su delle immagini di cui teoricamente non sapevano nulla abbiano ipotizzato che ci fosse dell’acqua e sulla base di questa ipotesi abbiano effettuato tutte le correzioni del caso, a parte che sarebbe stato un lavoro degno di nota e da spiegare, sarebbe comunque intriso di indeterminazioni.
Ricordo che questo blog è nato per dimostrare gli errori della scienza. In questo caso potremmo essere in una situazione simile a quella che si è creata attorno alla illogica teoria della relatività di Einstein, teoria che ha messo la scienza su un binario morto e che si spiega solo con una dissonanza cognitiva.
Appendice 29/03/2025:
Vediamo sinteticamente ì motivi per cui è sostanzialmente impossibile ottenere informazioni su oggetti posti nel sottosuolo ad elevata distanza dalla superficie con le tecniche basate sul SAR discusse nell’articolo.
Premessa: l’identificazione per mezzo SAR di oggetti presenti all’interno della piramide e nel sottosuolo sarebbe dovuta ad un suono proveniente dall’oggetto stesso. Nella ipotesi dei ricercatori si tratterebbe di un suono con diverse origini, come la citta vicina o le sollecitazioni da interazione elettromagnetica del SAR stesso. Secondo la mia personale ricostruzione si tratta di risonanze proprie dei corpi sollecitate da vari stimoli e rumori circostanti. Questa differenza è sostanziale perché se il suono rilevato fosse indiretto, sarebbe soggetto a riflessioni diverse in base alla provenienza del suono stesso, per forza di cose il rilevamento sarebbe impossibile. Per capire il concetto facciamo un parallelo con la visione ottica. Se vediamo i corpi ed il loro colore è perché questi assorbono e riemettono la luce, se i corpi riflettessero direttamente la luce sarebbero specchi, non vedremmo loro ma il riflesso su di loro. Una cosa simile avviene nella visione in analisi, vediamo il suono riemesso e non il suono incidente.
Indipendentemente però da quale sia la sua origine, questo suono, partendo dall’oggetto interessato dovrebbe arrivare in superficie e creare alterazioni nella riflessione delle onde di scansione del SAR. Si tratta chiaramente di suoni di intensità estremamente bassa, tanto che, come spiegato dagli autori, se ne riesce a ricostruire una forma, ovvero si riesce a stimare la dimensione e la forma dell’oggetto che li genera, solo a seguito di ripetuti rilevamenti e post-elaborazioni complesse, multiple e da più angolazioni.
A questo punto va evidenziato che il suono durante la propagazione nel sottosuolo è soggetto a:
- Attenuazione per dispendio energetico per attrito
- Attenuazione per l’apertura angolare della propagazione, più di allarga il fascio più si riduce il suono incidente nel punto di rilevamento
- Rifrazione e diffrazione su ostacoli e disuniformità
- Riflessione su ostacoli con conseguente auto-interferenza lungo la direzione di propagazione
- Interferenza con altri suoni nel punto di rilevamento
- Attenuazione per riflessione su ostacoli e disuniformità
(Credo che siano solo i punti più importanti ma se ne potrebbero evidenziare tanti altri).
Tenendo conto di tutto ciò diamo un’occhiata all’immagine a supporto del ragionamento:

L’immagine serve a capire come cambia il segnale rilevabile nel punto di rilevamento nel caso dell’interno delle piramide rispetto al caso del sottosuolo. Abbiamo schematizzato la presenza di altri oggetti che generano rumore con delle sferette (questi oggetti possono avere ovviamente forma e dimensioni diverse). Nel caso dell’analisi della piramide oltre al suono che ci interessa ci sarà un numero relativamente basso di suoni estranei. Va precisato a tal proposito che anche se la provenienza non è frontale una componente, più o meno importante rispetto all’angolazione, sarà comunque rilevata. Quello che il SAR rileva è infatti un movimento nella rirezione del fascio di ispezione, ma anche un movimento non in linea avrà una componente parallela al fascio del SAR.
Nel caso dello studio del sottosuolo ci sarà una quantità enorme di suoni spuri che per forza di cose finiranno con il coprire il suono di interesse anche con tutte le possibili elaborazioni che si possono fare (tenete presente che si deve ragionare su 3 dimensioni).
Se non bastasse quanto sopra, aggiungiamo un’altra considerazione, di seguito un’altra immagine a supporto.

In questa nuova immagine sono evidenziate delle regioni di raggio raddoppiato rispetto alla massima distanza dell’oggetto, si vuole solo far notare come se si tiene conto anche di ciò che sta oltre la distanza dell’oggetto interessato, da cui arriveranno tanti suoni spuri, nel caso della visione interna della piramide si avranno contributi spuri centinaia di volte inferiori rispetto a quanti ce se avrebbero nel caso del rilevamento nel sottosuolo. Si è considerato un raddoppio della distanza solo a titolo di esempio e considerando che per multipli di distanza maggiori i suoni di oggetti diversi, se pur più grandi, potrebbero essere abbastanza attenuati rispetto al quelli di interesse da essere trascurati, ma è solo un’ipotesi ottimistica visto che gli oggetti nell’area interessata possono avere natura e dimensione qualsiasi e che l’area interessata cresce di un fattore cubico al cresce del raggio.
E’ chiaro che la mia analisi è sintetica e schematica, ma lo scopo è evidenziare le questioni più importanti. Purtroppo non faccio il ricercatore né il professore, il mio contributo è volontario e gratuito.