Come previsto è in corso un reclutamento, con tanto di campagna pubblicitaria e di propaganda, praticamente in tutta Europa: Germania, Francia, Olanda, etc. I Italia sono più subdoli, agiscono sul patriottismo, sull’orgoglio nazionale. Dopo 21 anni di oblio, improvvisamente, molti esponenti politici italiani, anche del parlamento europeo, ricordano con orgoglio Fabrizio Quattrocchi, morto per mano di terroristi, che nel momento dell’esecuzione ha chiesto che gli venisse tolto il cappuccio per guardare in faccia i suoi aguzzini ed ha detto l’ormai famosa frase: “vi faccio vedere come muore un italiano”.
In atri momenti non ci sarebbe stato nulla di strano, anzi. Il fatto che dopo 21 anni, non tanto quindi in coincidenza di un decennio o ventennio, ma nel 21esimo anno, in vista di una guerra europea, venga tirato in ballo un evento eroico e patriottico la dice lunga su quali siano i veri scopi.
Come previsto negli articoli precedenti, l’Europa potrebbe essere ancora una volta impegnata in una guerra fratricida dalla quale, come nella seconda guerra mondiale, trarranno beneficio solo gli Usa. Si era ipotizzato che per scatenare questa guerra avrebbero utilizzato false flag o altri stratagemmi per generare odio nel popolo verso la Russia. Proprio ieri l’attacco a Sumy ha visto delle vittime civili. Per fortuna è trapelata una discussione tra il sindaco della città e quello di una città vicina da cui è emerso che l’attacco era verso una manifestazione di carattere militare e che i civili non ci dovevano essere (una cosa simile era già accaduta un paio di anni fa). In sostanza si voleva far cadere la Russia in un tranello per incolparla di colpire i civili, cosa che se avviene in Palestina pare non essere un problema. Le notizie trapelate per via dei sindaci hanno disinnescato questa miccia, quando già erano iniziate le finte dichiarazioni indignate dei burattini della politica e dei media che avrebbero dovuto enfatizzare ed ingigantire la questione per gli scopi detti. Di questi eventi propagandistici ce ne saranno tanti e diversi finché il popolo non si convincerà che sia giusto fare la guerra ed andare a morire al fronte. Prima partiranno i fessi, poi ci saranno pressioni crescenti e quelli che resisteranno saranno chiamati “no-war”.